viernes, 20 de enero de 2012
Splendori dal Medioevo. L’abbazia di San Vincenzo al Volturno al tempo di Carlo Magno
la redazione
Il monastero del beato Vincenzo martire, che si trova presso le sorgenti del Volturno e ora risplende di una grande congregazione di monaci, fu edificato da tre nobili fratelli, [Tato, Taso e Paldo], come mostra l’eruditissimo Autperto, abate dello stesso monastero, nell’opera da lui scritta su questo argomento.
Paolo Diacono, VI, 40.
Un trentennio e oltre di ricerche archeologiche sistematiche nell’area di San Vincenzo al Volturno (Is) ha riportato alla luce grande parte delle vicende del monastero nel corso della sua complessa storia, secoli in cui l’abbazia ha conosciuto saccheggi e distruzioni anche radicali, ma anche uno straordinario sviluppo.
La mostra "Splendori del Medioevo" presenta per la prima volta gli straordinari reperti che della storia del monastero di San Vincenzo al Volturno sono i testimoni diretti, a cominciare dalle fasi più antiche. Della Fondazione del monastero trattata nella prima sezione, anche attraverso le illustrazioni del Chronicon, spicca l’altare, di VIII secolo, affrescato con brillanti colori pertinente alla Chiesa di San Vincenzo Minore, il più antico edificio di dimensioni piuttosto ridotte, rapportate ad una comunità monastica che non doveva superare i cento membri. Questo altare è stato restaurato per l’occasione ed è esposto al pubblico per la prima volta. Ma è nelle successive sezioni della mostra, La rinascita carolingia, che l’abbazia prende corpo in tutto il suo splendore: il monastero, collocato al confine delle terre conquistate da Carlo Magno, venne incluso nelle abbazie poste direttamente sotto la protezione del sovrano, tanto che tra gli abati spiccano quelli di origine franca: tale fu, ad esempio, Autperto, ricordato di recente anche da Sua Santità Papa Benedetto XVI per le sue opere ascetiche. Altri abati erano imparentati direttamente con la famiglia imperiale; tra questi sicuramente l’abate Giosuè (792-817) che, unitamente ai suoi successori Talarico ed Epifanio, grazie alle ingenti risorse economiche a disposizione trasformò l’abbazia in uno dei più grandi monasteri d’Europa: alla metà del IX secolo esso annoverava ben nove chiese tra cui San Vincenzo Maggiore, una basilica di oltre 60 metri di lunghezza e quasi 30 di larghezza, con trenta colonne di granito egizio, provenienti da un più antico tempio romano di Capua. L’esposizione inaugura il 22 gennaio presso il Museo Archeologico di Venafro, collocato dal 1985 nello storico edificio dell’ex Monastero delle Clarisse. Data in cui ricorre la festività di San Vincenzo, il diacono di Saragozza martirizzato sotto Diocleziano. Di San Vincenzo porta il nome il complesso monastico cui la mostra è dedicata, quell’abbazia benedettina, tra le più importanti d’Europa, da cui nei secoli dell’alto Medioevo si irradiarono spiritualità e arte in tutta l’Italia centro meridionale.
info: Museo Archeologico di Venafro, tel. e fax 0865 900742 ; Sede di Campobasso della Soprintendenza, tel. 0874 427313; e-mail sba-mol@beniculturali.it; sito web: archeologicamolise.beniculturali.it
Orario di apertura: feriale: 9.00-19.,00; festivo: 14.30-19.30. Lunedì chiuso.
http://www.quotidianoarte.it/nl/quotidianoarte_content_18800.mn
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